“In una città dove il tema dei servizi sociali è storicamente marginale nel dibattito pubblico e dove l’organizzazione del servizio è stata sistematicamente esternalizzata, la pandemia prima e il conflitto in Ucraina poi hanno messo e stanno mettendo in evidenza difficoltà e criticità ma anche le opportunità che si possono sfruttare per un nuovo protagonismo a favore delle fasce deboli, emarginate e fragili dei cittadini romani. Ed è in questa ottica che stiamo incalzando l’assessore alle politiche sociali del Comune di Roma sui temi più urgenti, a partire dalle risorse economiche e umane disponibili per offrire un servizio continuo, di qualità e che ruoti intorno ai quindici municipi romani, oggi in grave difficoltà perché carenti di risorse adeguate ai bisogni dei territori. Se è vero infatti che i municipi rappresentano il primo livello politico della città al quale rivolgersi, da lì devono partire le risposte ai cittadini più fragili”.
Così in una nota la Cgil di Roma e del Lazio, la Cisl di Roma Capitale e Rieti e la Uil del Lazio. “Abbiamo espresso dubbi e preoccupazioni sulle risorse- continuano i sindacati- a partire dalla programmazione previsionale 2022-2024 dove si registra una tendenza a una diminuzione di spesa per ogni anno, confidando sull’integrazione delle risorse messe a disposizione dal PNRR che, riteniamo, sarebbero del tutto inefficaci se non fossero accompagnate da un aumento della spesa corrente mirata in particolare all’assunzione di nuovo personale sia amministrativo che professionale senza il quale non si determinano modifiche strutturali nell’assetto dei servizi. Tra le priorità da affrontare ci sono l’eliminazione delle liste d’attesa per l’accesso ai servizi che determinano non solo un disservizio ma soprattutto la ricerca di soluzioni personali e costose da parte dei cittadini. Prioritaria e’ anche una corretta programmazione in termini di reti di servizi, perché gli utenti vengano presi in carico tramite l’attivazione di un’integrazione dei servizi-prestazioni che vadano dall’assistenza domiciliare agli assegni di cura per la disabilità gravissima e per ovviare alla crescente povertà delle famiglie e dei minori, fino ad arrivare a una reale integrazione socio-sanitaria con le Asl romane prevista dal lontano anno 2000”.
“Inoltre, in una città che vede una crescente denatalità e un aumento della popolazione anziana vanno definite regole, risorse e azioni concrete di politiche per l’infanzia e per le giovani coppie e per l’invecchiamento attivo. In definitiva pensiamo che i temi del sociale e della salute debbano essere parte integrante di un nuovo modello di sviluppo della città e al tempo stesso che il ruolo pubblico nella rete dei servizi alla persona non possa essere ancora defilato e subalterno all’iniziativa privata esternalizzata che, anche a causa del mancato adeguamento delle tariffe dei servizi, produce lavoro povero e riduce la qualità dei servizi stessi. Reputiamo sbagliata l’abdicazione del Comune di Roma su questi temi e la consegna di alcuni servizi al puro volontariato, pur riconoscendo l’importante ruolo che il volontariato svolge. Occorre che l’amministrazione diventi protagonista nella programmazione, nella gestione e negli interventi diretti a favore della popolazione romana combinando due esigenze importanti, quella di un lavoro dignitoso e quella di un servizio di qualità. Il primo atto concreto che la nuova giunta dovrebbe fare e che ci aspettiamo è una risposta a questi temi nella prossima variazione di bilancio in consiglio comunale”, concludono i sindacati.