“In relazione al progetto di ‘Superamento dei campi nomadi’, varato dalla precedente amministrazione, ci chiediamo se sia o meno opportuno darvi prosecuzione, considerata la situazione in atto”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio. “Al villaggio attrezzato di via Cesare Lombroso – continua la nota – il progetto di superamento del campo dovrebbe interrompersi il 7 dicembre, data presumibile per l’allontanamento delle famiglie che in esso risiedono. Evidenziamo che gli abitanti non hanno ancora trovato un alloggio alternativo, nonostante abbiano tutti in buona fede firmato il noto ‘patto di responsabilità solidale’ “.
“Ci risulta che non a tutte le famiglie rom sia stato possibile compilare la domanda di assegnazione di un alloggio pubblico. Coloro che hanno compilato il modulo non hanno ancora ricevuto risposta sull’esito della domanda, coloro che invece hanno proceduto in autonomia attraverso il Caf hanno riscontrato di non avere requisiti sufficienti per l’ottenimento di un alloggio pubblico. Alcune famiglie rom si sono rivolte ad alcune agenzie immobiliari per verificare la possibilità di un alloggio nel mercato privato con risultati deludenti, sia per la mancanza di referenze sia per i pregiudizi di cui spesso queste persone sono oggetto”, continua la nota.
“Onde evitare di ripetere le esperienze precedenti – dice ancora la Cgil – invitiamo la giunta comunale a tener presente che diverse famiglie provenienti da altri campi ‘superati’ hanno trovato ospitalità nelle già affollate baracche del campo di via Cesare Lombroso. Atteggiamenti aggressivi e frettolosi metterebbero a repentaglio il faticoso cammino di inclusione della comunità, pregiudicherebbero seriamente la frequenza scolastica dei minori e metterebbero le famiglie in una condizione umana drammatica. La totalità degli abitanti del campo non saprebbe dove andare e non possiede né camper né roulotte. La prosecuzione del progetto dovrà essere pertanto subordinata alla ricerca di adeguate soluzioni abitative per tutte le famiglie. Sottolineiamo altresì come sia fondamentale non si disperdere il livello d’integrazione della comunità nel quartiere, sia nel progettare interventi sociali inclusivi sia nella sistemazione alloggiativa, tenendo in considerazione il radicamento della comunità nel territorio”.