Lavoro, Cgil: congedo parentale insufficiente e discriminatorio per le donne

“Ancora una volta le misure messe in atto dal Governo a sostegno alla famiglia penalizzano il lavoro delle donne”. Lo dice la Cgil di Roma e del Lazio.

“Gia’ lo scorso anno, in occasione della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado era stato messo a disposizione quale strumento universale il congedo parentale, retribuito al 50%, anziche’ al 30% come stabilisce la normativa. Una misura dettata dalla situazione di emergenza che obbligava a dare rispose immediate a chi si trovava nella condizione di non poter assolvere agli impegni di lavoro per accudire i figli. Una misura, a nostro avviso, insufficiente e fortemente discriminatoria”.

“Tanto si e’ parlato di quel periodo delle condizioni delle donne, del carico di fatica cui erano sottoposte mentre si dividevano tra smart working-dad-cura e tanto si e’ detto dell’aumento della violenza domestica nei loro confronti. Alla fine del 2020 si sono tirate le somme: solo nel mese di dicembre su 100mila posti di lavoro persi, 99mila sono stati quelli delle donne“.

“A gennaio il Governo ha licenziato il PNRR: sei missioni, 16 componenti e 48 linee di intervento. Un piano che, tra le sue priorita’, ha quella di favorire l’occupazione di genere ma anche le condizioni affinche’ si realizzino le pari opportunita’ soprattutto retributive. Ebbene, a distanza di un anno ci ritroviamo esattamente nelle stesse condizioni. Chi rimarra’ a casa richiedendo il congedo parentale? Chi rinuncera’, ancora una volta, a pezzi di retribuzione e contribuzione? Chi, rimanendo a casa in smart working, dovra’ dividersi, ancora una volta, tra lavoro e dad?

Le misure licenziate dal Governo non vanno bene. Ancora una volta mortificano la dignita’ delle donne. Sollecitiamo tutte le istituzioni a riflettere su questo tema e a chiedersi se tali misure sono da ritenersi paritarie, giuste, utili e soprattutto dignitose”.

17 marzo 2021