Dalle restrizioni imposte dall’ultimo Dpcm alle problematiche del lavoro in tempi di Covid; dall’emergenza sanitaria alle elezioni amministrative Roma 2021, senza trascurare i “mali” di Roma, a partire dall’insana gestione delle aziende Partecipate. In una lunga intervista ad Agenzia Nova, Michele Azzola, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, analizza le questioni al centro del dibattito pubblico locale e nazionale, sottolineando le criticità e avanzando le proposte del sindacato.
Covid-19: “allarme sociale sta crescendo, Governo isoli violenti e ascolti piazze”
“Che ci sia un allarme sociale lo stiamo denunciando, il venir meno del lavoro dei tanti contratti a termine, del lavoro nero o grigio, è un fenomeno che sta impoverendo le persone. Le manifestazioni vanno ascoltate per l’allarme sociale che lanciano. Condanniamo con fermezza chi prova a strumentalizzarle con violenza. Ci sono professionisti della manifestazione di piazza che provano a tramutare in guerriglia urbana una rabbia sociale che sta crescendo. Il governo deve essere bravo a cogliere la rabbia sociale, che c’è e che è motivata, deve impedire di unirsi a chi pensa di approfittare di una situazione per cavalcare il malcontento”.
“Il governo ha risposto bene nella conferma del blocco dei licenziamenti ma quello tutela un mondo che è piccolo. Esclude soprattutto i giovani e le donne che stanno pagando il prezzo più alto della crisi. Abbiamo opportunità derivanti dai tanti soldi che arrivano dall’Europa, bisogna immaginare come riattivare subito il lavoro, attuare la politica dei mille cantieri da aprire per dare tanto lavoro e subito, non guardare a grandi opere che avranno bisogno di tempi lunghissimi ma mettere a posto ospedali, scuole, strade, luoghi della cultura, creiamo abitazioni per i cittadini che ne hanno bisogno e sosteniamo con l’occupazione la rabbia sociale. Poi vanno aiutate le categorie che soffrono, quelle del commercio e del turismo”.
L’ultimo decreto della presidenza del consiglio dei ministri conferma le restrizioni sulle manifestazioni di piazza e sugli incontri pubblici. Questo “nell’attività del sindacato sta pesando tanto, in particolare per quanto riguarda il rapporto con i lavoratori, facciamo fatica a fare le assemblee e incontrare i lavoratori in presenza-. Non c’è una vera assenza di piazza, perché ci troviamo in presenza in manifestazioni come quella di venerdì dei lavoratori dello spettacolo. È evidente che le nuove regole impongono restrizioni che rendono più complicata l’organizzazione e le attività, e poi c’è il senso di responsabilità di non voler essere noi un pericolo di propagazione del virus. Ci manca il rapporto quotidiano con i lavoratori. C’è una tenuta complessiva degli iscritti, ma manca la possibilità per i nostri delegati di organizzare le assemblee e dialogare con i lavoratori anche se c’è il lavoro online ma un’attività come quella del sindacato la si fa in presenza, guardando in faccia i lavoratori e sentendo le loro preoccupazioni”.
L’emergenza sanitaria ha agito come un acceleratore sui problemi che il Paese e ampliato il divario e le disuguaglianze sociali. Per Michele Azzola, “il dramma vero, oggi, lo stiamo vivendo con i giovani e con chi non era dentro il mercato del lavoro, sono quelli che pagheranno un prezzo altissimo. Abbiamo il problema delle donne che fanno fatica a entrare nel mondo del lavoro. O costruiamo una società diversa o sarà difficile creare una prospettiva diversa. Per esempio, dobbiamo digitalizzare la pubblica amministrazione, si può pensare a un piano straordinario di assunzione dei giovani per queste pratiche. Nel Lazio un milione di posti di lavoro pubblici non sarebbero una cosa scandalosa se pensiamo a ministeri, uffici regionali e comunali, necessità sui rifiuti e i trasporti. Ci vuole però una politica in grado di lanciare un grande segnale, come quella che ci fu negli anni passati: quando abbiamo avuto i fenomeni del terrorismo in questo Paese la risposta a quel disagio sociale fu una legge che aprì una massiccia campagna di assunzioni dentro le pubbliche amministrazioni e contribuì a far calare le tensioni, bisogna dare risposte di sistema a quella rabbia che cresce, altrimenti quella rabbia esploderà e sarà un problema per tutti”.
Inoltre, secondo Azzola, bisogna intervenire “investendo importanti risorse sul trasporto pubblico locale per ripensarlo” e sulla scuola, su cui “nel Lazio abbiamo chiesto ingenti investimenti per dare strumenti tecnologici agli studenti che non riescono a fare la didattica a distanza e che bisogna dotare di tablet e computer”. Tuttavia è fondamentale anche promuovere “interventi strutturati per la fibra ottica, abbiamo avuto una concorrenza tra più imprese che abbiamo denunciato come sbagliata. Quando è stato inventato il telefono in casa, il telefono all’anziana in casa lo ha portato Telecom, azienda pubblica, perchè il privato non ci sarebbe andato. Con la rete in fibra ottica dovevamo realizzare la stessa cosa. Una grande azienda pubblica che dava quell’opportunità a tutti i cittadini, a chi sta in centro, in periferia e nelle aree interne”.
Accanto a questo la proposta del sindacato è quella di “sviluppare politiche industriali” perché “la pubblica amministrazione non può essere l’unica risposta“. “Se immaginiamo di indirizzare le persone ad acquistare pannelli solari dobbiamo prima preparare il nostro tessuto industriale a produrre pannelli solari. Altrimenti i costi di quell’operazione portano benefici ad altri Paesi. Per esempio, visto che abbiamo bisogno di autobus, bisogna chiamare Confindustria e chiedergli di convertire una parte della produzione alla creazione di autobus garantendone l’acquisto per i prossimi 10 e 15 anni. Bisogna rifare quelle politiche industriali che permettono la creazione di lavoro a livello industriale. Nel Lazio, e non solo a Roma, abbiamo un problema di rifiuti: chiamare un po’ di imprese e chiedergli di portare nel Lazio aziende che si nutrono di prodotti riciclati e costruire impianti che riciclano vuol dire creare un sistema pubblico-privato che dà risposte anche al privato. Si tratta di fare politiche industriali che purtroppo non facciamo con grandi limiti per tutto il Paese. Il pubblico ha l’obbligo di indirizzare la ripresa economica”.
La crisi generata dalle misure restrittive per il contenimento del contagio che stanno causando forti problemi di fatturato alle attività produttive del centro storico di Roma rischia di generare un importante perdita di posti di lavoro nella Capitale.
Secondo Michele Azzola “Roma ha un problema enorme: in questi ultimi vent’anni abbiamo fatto scappare i cittadini dal centro storico e abbiamo trasformato l’intero centro storico in un villaggio turistico e spesso per turisti stranieri. L’assenza dei cittadini nel centro storico, oggi che non ci sono più i turisti, ha determinato la paralisi del centro. Dobbiamo pensare a un nuovo modello di turismo. Siccome in città ci sono 75 mila famiglie in condizione di disagio abitativo, che occupano o vivono in condizione di difficoltà, proponiamo di prendere i tanti edifici pubblici che sono al centro di Roma e riqualificarli per riportare la gente a vivere nel centro della Capitale. Avremo ancora un anno, o forse più, in cui i turisti stranieri non verranno. Dobbiamo fare i conti con una realtà profondamente mutata. E quando il turismo ripartirà dovremo essere bravi a trasformare l’attrazione turistica Roma in una vacanza che offra anche la possibilità di vedere quanto c’è intorno alla città e che crei la vocazione a tornare. Oggi a Roma c’è una scarsa permanenza e chi viene non conta di tornare: è un limite che dobbiamo superare”.
La sanità nel Lazio, secondo Michele Azzola, “all’inizio della pandemia era in una situazione complicata, veniva fuori da 15 anni di commissariamento con tagli brutali alle strutture ospedaliere e al personale, tutto sommato sta reagendo con un’alta tensione l’emergenza Covid. Siamo preoccupati però per un altro fenomeno. La sanità regionale si sta organizzando per rispondere al Covid e ci sono molti meno posti per curarsi da altre patologie: o si è in grado di aumentare l’offerta o un rischio concreto, tra uno o due anni, è un aumento di morti per quelle malattie che oggi stiamo trascurando. La Regione Lazio l’emergenza sanitaria la regge, ma non riesce a tenere l’emergenza sanitaria e l’ordinarietà”.
Roma 2021: “nessuno dei candidati di oggi sarà in urne a maggio, anche Raggi in bilico”
Azzola si è espresso anche sulle elezioni amministrative di Roma nel 2021: “crediamo che i nomi circolati fino a questo momento non siano i candidati che verranno lanciati nella corsa al Campidoglio” – ha detto – “Abbiamo preso atto della candidatura di Raggi ma anche quella è in discussione all’interno dello stesso Movimento 5 stelle. Crediamo ci siano dinamiche che probabilmente a novembre troveranno una risposta. Fra quelli che ci sono oggi faccio fatica a immaginare che ci sia l’uomo o la donna che possa rilanciare la città. Abbiamo però idea di un profilo: stiamo promuovendo iniziative che coinvolgono forze comunali e regionali per parlare della città e del suo rilancio. Noi ragioniamo di metodo, non abbiamo un’ideologia nella scelta del candidato. Stiamo provando a far crescere una consapevolezza delle cose da fare e aspettiamo un uomo o una donna che possa mettersi a capo di un programma per provare a rilanciare la città: non abbiamo l’impressione che i candidati che ci sono oggi siano quelli che avremo a maggio nelle urne”.
La sindaca di Roma Virginia Raggi “non è riuscita a mantenere uno solo degli impegni che ha preso. La sindaca ha avuto il grande limite di non comprendere che avrebbe dovuto unire le istituzioni, le forze politiche, sociali e produttive nell’idea di un grande rilancio di Roma Capitale”. “Questa è la Capitale, dobbiamo pretendere il rispetto che si deve alla Capitale. Ci vuole un sindaco autorevole che unisce, lei invece ha diviso. Sono stato protagonista delle liti tra lei e Calenda, tra lei e Zingaretti, pensare che si risolvano i problemi del Lazio e di Roma con le istituzioni che litigano tra loro… abbiamo bisogno di un’azione a unire e la sindaca non è adeguata. Noi le aperture le abbiamo fatte ma lei non è stata in grado di unire le forze della città dietro un’idea di cambiamento e credo che è questo quello di cui c’è bisogno”.
“Uno dei mali di questa sindaca”, ha detto Azzola, “è il suo assessore al Bilancio che ha portato una squadra a lui vicina e che sta guidando questa città come fa un commercialista quando guida un’impresa: taglia gli sprechi, quelli che lui considera sprechi, taglia gli investimenti e fa un’operazione di risanamento. Il risanamento è una cosa sensata ma quando si gestisce una città va considerato l’equilibrio tra risanamento e impatto sociale provocato dai tagli che vengono fatti: se non lo si fa si creano danni”.
“A Roma si investiva un miliardo di euro sulle infrastrutture ogni anno, siamo arrivati a 150 milioni di euro. Sarà stato fatto un risanamento di bilancio, ma è stata anche impoverita la città”. L’ipotesi di un azzeramento dei fondi di bilancio di Roma Capitale destinati ai Centri di formazione e per i Centri di orientamento al lavoro “è una delle tante cose incomprensibili di questa amministrazione. Non agire su formazione e orientamento al lavoro è un’altra follia, abbiamo ventenni, trentenni e quarantenni che non hanno prospettive. Se il pubblico non si occupa di applicare pienamente l’articolo 3 della costituzione e quindi di rimuovere gli ostacoli che impediscono ai giovani di realizzarsi fa un errore clamoroso“.
Infine il segretario della Cgil di Roma e del Lazio torna sul tema delle partecipate a cui i sindacati hanno recentemente dedicato un confronto con i capigruppo capitolini. “Sulle partecipate c’è uno scontro forte perché questa amministrazione non le fa funzionare – ha chiarito Azzola -. I lavoratori delle partecipate sono quelli che offrono i servizi e sono il front line della rabbia degli utenti che vedono i servizi non funzionare. Roma Multiservizi sta lavorando nella sanificazione delle scuole in tutti gli asili nido e scuole dell’infanzie di Roma Capitale. Raggi aveva detto che quell’attività andava internalizzata e poi si è impantanata su una gara a doppio oggetto finita al Tar 12 volte e 8 volte al Consiglio di Stato. Siamo alla Corte di Giustizia europea e i lavoratori sono ancora allo sbando, non hanno prospettive, e sono quelli che si occupano di sanificare le scuole in cui vanno i nostri figli. C’è un paradosso. Avevamo proposto una partecipata di primo livello per internalizzare quelle attività, come fatto a livello statale”.