“La ripresa dell’occupazione tanto decantata a seguito della diffusione deigli ultimi dati dell’Istat ci ripropone uno schema che ormai è diventato perfino noioso, cioè il conteggio dei contratti attivati compiuto senza incrociare i dati dell’Istat con le altre banche dati”. Così, in una nota, Donatella Onofri, segretaria della Cgil di Roma e del Lazio.
“A questo proposito prendiamo atto che, ormai per il secondo mese consecutivo, i dati dell’osservatorio del precariato dell’Inps si sono ‘prosciugati’ e tra le tante tabelle sulle tipologie contrattuali eliminate ci sono anche quelle regionali. Dati che dovrebbero essere di dominio pubblico perché consentono, in trasparenza, di leggere dietro i numeri, le condizione di vita di tanti lavoratori, la situazione occupazionale di un territorio, gli ambiti e i settori di intervento”.
Nel Lazio il lavoro è fatto di contratti brevissimi
“Quello che però non si può nascondere è l’impoverimento del lavoro, un lavoro nel Lazio fatto di contratti brevissimi, basta osservare i dati del quarto trimestre pubblicati nella nota delle comunicazioni obbligatorie nella quale il Lazio continua a detenere un triste primato, quello della media di 1,73 contratti a lavoratore (la media nazionale è 1,34). Contratti brevissimi dunque che vengono utilizzati per sostituire, per lo più, i lavoratori cessati che hanno un contratto a tempo indeterminato”.
“Bisogna intervenire con urgenza sulle causali dei contratti a tempo determinato. A livello istituzionale deve ripartire il confronto su come si determina lo sviluppo della città e della Regione e con esso un lavoro di qualità, un confronto al quale nessuno si deve sottrarre, a partire dal Comune di Roma che anche in quanto stazione appaltante ed ente aggregatore può e deve contribuire a migliorare la qualità del lavoro e quindi l’economia della città”.
4 maggio 2018