“Ormai il quasi ex ministro Calenda è diventato un disco rotto. Ogni qual volta non riesca a propinare i suoi costosissimi lodi (costosissimi per i lavoratori, s’intende), si rifugia nell’invettiva contro il populismo sindacale e coloro che ne sono, a suo avviso, i genitori legittimi, ovvero le lavoratrici e i lavoratori della sede romana di Almaviva e le Rsu aziendali”. Lo dicono il segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola e il segretario generale della Slc Cgil di Roma e del Lazio Riccardo Saccone.
“Non si sfugge oramai. Peccato che l’ex ministro non sia stato nel tempo altrettanto loquace e prodigo di particolari quando gli è stato chiesto come mai la Simest, una società di Cassa depositi e Prestiti, decise di entrare nell’agosto 2016 nel capitale di Almaviva do Brasil per una somma pari a 15 milioni: chi decise l’investimento considerandolo profittevole a tal punto da investirvi denaro comunque di derivazione pubblica?”.
“Fu ancora meno loquace mentre l’azienda spostava volumi di importanti commesse pubbliche, precostituendo le condizioni per la mattanza del dicembre 2016: chi ha autorizzato quegli spostamenti per conto di importanti enti pubblici? Davvero l’ex ministro, tanto coinvolto nella vicenda, non poteva applicare alcuna forma di moral suation nei confronti di realtà pubbliche? Ancora meno da osservare ha avuto di fronte ad accordi capestro imposti da Almaviva a migliaia di lavoratrici e lavoratori con la forza del ricatto occupazionale e che oggi costituiscono fonte di grave dumping in un settore già molto fragile e che stanno precostituendo le basi per nuove crisi occupazionali”.
“E che dire dell’ottimismo con il quale ha salutato il presunto ritorno di lavoro dall’estero di un importante committente di telecomunicazioni? Tutto molto bello, peccato che lo stesso fornitore che riporta in Italia volumi per circa 200 persone abbia contemporaneamente annunciato la chiusura di due sedi con conseguenti 206 licenziamenti. La matematica evidentemente è un’opinione dalle parti di via Molise”.
Calenda si confronti pubblicamente
“Ora davvero la misura è colma. Che razza di paese è quello in cui uomini oggettivamente potenti continuano a nascondere le proprie responsabilità politiche prendendosela con le persone licenziate, sull’orlo della disperazione e in una condizione di palese debolezza? Ora che le giornate dell’ex ministro sicuramente si faranno meno intense lo invitiamo a un pubblico confronto. Questa vicenda è talmente complessa e triste che non merita di essere trattata a colpi di tweet o magari con qualche intervista. Perchè è vero che il populismo sindacale può essere sbagliato ma maggiori sono i danni provocati dall’incompetenza, unita all’arroganza, con cui si gestiscono le vertenze”.
11 maggio 2018