Pubblichiamo uno stralcio dell’intervento conclusivo di Rossana Dettori, segretaria nazionale confederale della Cgil, all’iniziativa Legalizziamo! promossa dalla Cgil di Roma e Lazio il 14 giugno scorso.
Noi pensiamo che comunque sulla legalizzazione della cannabis vada fatta una battaglia, per le tante ragioni che sono state esposte nell’iniziativa di oggi. Una di queste ragioni è data dal tatto che legalizzando questa sostanza avremmo un grandissimo risparmio di risorse, sia finanziarie che umane, come hanno recentemente sostenuto anche i magistrati della Direziono Nazionale Antimafia. Così potremmo investire, ad esempio, più soldi e più risorse umane nella lotta contro la violenza sulle donne, visto che ci dicono sempre che i soldi non ci sono, che mancano le risorse.
D’altra parte, si è ormai compreso che con la legalizzazione criminalità e mafia subirebbero un grave colpo, e la sostanza resa disponibile non sarebbe più soggetta a pericolose forme di adulterazione; inoltre va ricordato che per la cannabis non si sono mai registrati morti, e nessuno è mai entrato in coma per aver consumato questa sostanza.
Sul piano dei principi, invece, bisogna ribadire che noi siamo per una società fondata sulla libertà e sull’autodeterminazione e quindi, in questo caso, sull’uso responsabile e consapevole della sostanza in questione. Ci siamo chiesti qui, insieme, perché questo tema è così diffìcile; perché, ad esempio, dopo la battaglia contro il proibizionismo condotta a Genova diciassette anni fa, alla quale come Cgil partecipammo, siamo ancora a questo punto.
Secondo me la risposta fondamentale, l’ostacolo decisivo sta nella questione dello stigma, così come accadde per i manicomi. Anche su questo terreno, come su quello, determinante è proprio il contrasto nei confronti dello stigma, ed è anche rilevantissima la questione delle alleanze, ad esempio con le forze del privato sociale. Alcune di esse, infatti, hanno lavorato benissimo su questo terreno, mentre ci sono delle cooperative che, purtroppo, hanno subito i processi degenerativi che ben conosciamo.
Come per i manicomi, si tratta dunque di una battaglia trasversale, che riguarda noi così come riguarda tutti i cittadini, le forze politiche e i diversi soggetti culturali e professionali che oggi abbiamo ascoltato. Non dobbiamo quindi scoraggiarci ne cedere il passo: proprio come accadde rispetto ad altre grandi questioni civili, è una battaglia che tutti insieme possiamo vincere.
27 giugno 2017